Dal 26 giugno 2024, Meta utilizzerà i contenuti postati dagli utenti per allenare Meta AI, la sua intelligenza artificiale (almeno quelli fuori Europa). Ci si potrà opporre per negare il consenso tramite una procedura che si trova nelle impostazioni di Facebook e Instagram. Per ora l’Irish Data Protection Commission ha bloccato queste attività nei paesi europei, ma è importante capire la situazione e tutelarci in maniera preventiva.
Siccome sento arrivare da dietro l’angolo un “ma a me cosa interessa? Io non ho niente da nascondere!”, ho deciso di scrivere questo breve approfondimento con le informazioni utili a valutare la situazione e decidere dei propri dati in maniera consapevole.
Cos’è Meta AI e perché si parla tanto di AI e privacy online: i rischi
Negli ultimi anni, la sicurezza dei dati è diventata cruciale a causa dell’aumento delle tracce digitali che diffondiamo online dando consensi senza leggere le informative. Se non sappiamo come tutelarci, anche una semplice foto postata su Instagram ci rende facili prede per truffe digitali.
L’uso massivo dei social media ha permesso alle aziende di conoscere il comportamento online degli iscritti per scopi legittimi, come le pubblicità mirate. Tuttavia, i sistemi di intelligenza artificiale generativa vanno oltre, emulando il comportamento delle persone e creando contenuti credibili.
Un esempio sono i Deepfake: contenuti multimediali creati per alterare volti, voci e movimenti umani, generando rappresentazioni fasulle ma dettagliate e verosimili. Nel passato, persone hanno usato questi contenuti per estorsioni, cyberbullismo e altre attività illegali, ma l’intervento dell’AI potrebbe peggiorare la situazione. Più contenuti avrà per allenarsi, più sarà difficile distinguere quelli fake da quelli reali, sollevando preoccupazioni sui danni potenziali, soprattutto per informazione e sicurezza.
Si aggiunge anche la questione dei diritti degli autori professionisti (scrittori, videomaker, disegnatori, pittori, speaker, attori, musicisti, pubblicitari, influencer, ecc.) alla tutela del diritto d’autore, soprattutto per le opere derivate. L’AI può riprodurre fedelmente gli stili artistici noti, e l’accesso all’intero percorso artistico di un autore aumenta il rischio di falsificazioni e frodi.
Ciò ha spinto L’Unione Europea a introdurre nuove leggi per la tutela della dei contenuti online, aumentando il controllo dei consumatori sulle tracce digitali e promuovendo un uso consapevole di internet.
Cosa c’entra Meta?
Meta AI sarà un vero e proprio assistente virtuale e l’azienda sfrutta la tecnologia dell’intelligenza artificiale per personalizzare ulteriormente l’esperienza degli iscritti. Si prevede che avrà funzioni come chatbot con cui dialogare e strumenti creativi per la realizzazione di contenuti. Per poter fare questo in una maniera precisa, però, Meta ha l’esigenza di analizzare i nostri contenuti già postati su Facebook e Instagram. Foto, video, didascalie e post saranno alla base dell’addestramento dell’AI, sono esclusi dalla raccolta i messaggi privati. Tutto ciò avverrà in automatico, ma si può negare il consenso a Meta AI sulle piattaforme di suo dominio.
Ma è legale?
È legale utilizzare i contenuti postati da utenti ignari, anni dopo che sono stati pubblicati? Per istruire la sua intelligenza artificiale, Meta ha fatto ricorso al principio dell’interesse legittimo a mantenere un servizio redditizio per i clienti. Si legge direttamente nell’informativa che Meta oppone come interesse legittimo la possibilità di offrire:
“un servizio innovativo, personalizzato, sicuro e redditizio ai nostri utenti e Partner, nonché rispondere alle richieste legali”
Informativa Privacy Meta
Rispetto al nostro diritto interno, la retroattività unilaterale di questo utilizzo dei dati con la sola possibilità di opt-out è, quantomeno, poco etica e molto “all’americana”. Tuttavia, l’interesse legittimo è un tipo di tutela che esiste nel nostro ordinamento e che viene richiamata nel GDPR. Anche se il riferimento a questo tipo di attività è indiretto, la base giuridica esiste. A tutto ciò possiamo opporci singolarmente su ogni profilo: Facebook e Instagram hanno, infatti, procedure di opt-out separate.
Cosa ne penso io
Lo scopo di questo articolo è portare gli utenti ad acquisire maggiore consapevolezza nei propri movimenti digitali. La scelta di prestare o negare il consenso a Meta AI è assolutamente personale: da una parte, c’è la possibilità di contribuire allo sviluppo dell’intelligenza artificiale; dall’altra, il tema sensibile di proteggere la privacy online su Facebook e Instagram per una maggiore tutela dei dati.
Ritengo che il progresso sia positivo, ma deve avvenire nel rispetto delle normative vigenti e senza ignorare la volontà delle persone coinvolte. Questo distingue un professionista da un dilettante in ogni settore. Quando un’azienda delle dimensioni di Meta cerca cavilli e scorciatoie per aggirare le regole, io lo trovo quantomeno poco etico. Di contro, i ritardi e le lacune normative in tema di Intelligenza Artificiale creano terreno fertile per ambiguità e divergenze di interpretazione tra paesi diversi. Al posto di immaginare una tutela globale, attualmente i governi Europei e quelli Americani affrontano la questione solo quando diventa inevitabile, trascurando il principio di precauzione e quello di maggior tutela della parte contrattualmente debole.
Questa situazione mi lascia perplessa, seguirò gli sviluppi per fornirti aggiornamenti.
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